"Mi piace ricordare che tutte le scelte intraprese sono frutto sì, di un lavoro empirico,
ma anche e soprattutto di buon senso."
Giorgio Sfreddo, classe 1931, in un'intervista curata da Nicolò Giraldi, racconta: “A dire il vero quand'ero più piccolo avrei voluto seguire le orme di uno dei miei fratelli che all'epoca faceva il fabbro. Mi piaceva molto la meccanica. Ricordo che tornando da scuola mi fermavo spesso ad osservare gli operai del salumificio Cesare Masè (storica azienda triestina ormai chiusa). Un giorno, mi chiesero se avessi voluto lavorare per loro. Risposi che avrei dovuto chiedere a mia madre, che mi diede il permesso. 'Cominci domani mattina alle 5'. Avevo 14 anni, inzialmente mi occupavo del taglio della legna per l'affumicatura delle vienna (così a Trieste vengono chiamati i wurstel tipo frankfurter). Da quel giorno non mi sono più fermato fino al maggio del '66, anno in cui la Cesare Masè dovette chiudere i battenti. Ho lavorato molto per quell'azienda, come fosse la mia! e non mi sono mai risparmiato." dice Giorgio con un velo di tristezza.
Negli anni in cui ha lavorato alle dipendenze Giorgio Sfreddo si è specializzato nella lavorazione dei wurstel, del prosciutto cotto e delle spalle cotte. Qualcosa però non andava bene. “La carne era troppo dura e dopo la cottura perdeva peso così, ad un certo punto, mi venne in mente un'idea, forse un po' strampalata, ma che alla fine si rivelò azzeccata. Avevo intuito che lo sbattimento della carne non solo ne migliorava la morbidezza, ma aiutava il prodotto a dar resa (in gergo significa migliorare la capacità di trattenere la salamoia dopo la cottura e di migliorare, in generale, le caratteristiche del prodotto finito). Andai in un negozio specializzato in riparazioni di elettrodomestici, si chiamava Sate, esiste ancora oggi. All'inizio massaggiavamo la carne a casa, io e mia moglie nel cestello di una lavatrice. Poi, creai un macchinario, una macchina per la zangolatura, che dava degli ottimi risultati. A differenza delle zangole già presenti sul mercato, la mia idea era stata quella di creare all'interno del contenitore degli ostacoli che durante il rotolamento urtassero la polpa della coscia in lavorazione. Quel primo macchinario lo conservo ancora qui in azienda e le zangole di oggi si basano sullo stesso principio".
"Era il '67 quando io e mia moglie Luciana cominciammo la nostra avventura in un magazzino di qualche decina di metri quadrati nella zona dove oggi ha sede l'Ateneo di Trieste. Non avevamo soldi e per guadagnare qualcosa ho fatto da consulente ad alcuni salumifici del nord Italia fra cui il salumificio Rovagnati. Con Paolo Rovagnati avevo un buon rapporto, lui si fidava molto di me e fui anche suo testimone di nozze - voglio ricordare i suo genitori perchè erano delle bravissime persone -. "Nel tempo libero mi dedicavo all'allestimento del laboratorio...cercavo insomma di progettare il mio futuro e quello della mia famiglia. Il 13 dicembre del 1967 diventammo operativi, eravamo io e mia moglie a cui insegnai a siringare i prosciutti, insaccare le salsicce e legarle. Poi c'era qualcuno che veniva a darci una mano. Non c'erano insegne, non era indicato niente. Il laboratorio era stato costruito grazie a enormi sacrifici. Abbiamo iniziato con un maiale acquistato con soldi a prestito. I soldi che portavamo a casa alla fine del mese bastavano a pagare l'affitto e per mangiare. Così andò avanti il primo anno. E poi sempre meglio. Ma abbiamo sempre curato la qualità!"
Il poco spazio a disposizione e le nuove imposizioni comunali spingono Giorgio Sfreddo verso la decisione di progettare un nuovo laboratorio nella periferia cittadina che avesse le caratteristiche vere e proprie di uno stabilimento di produzione. Fu così che alla fine degli Settanta cominciarono i lavori di costruzione del fabbricato che ancora oggi ospita la sede legale ed amministrativa della Salumificio Sfreddo. Giorgio Sfreddo ricorda: "Abbiamo trasferito le attrezzature dalla vecchia fabbrica alla nuova senza smettere di produrre perchè i clienti dovevano essere riforniti con il nostro prodotto." Ed è infatti sul servizio di tentata vendita, quello praticato giornalmente dei venditori su piazza, muniti di furgoni carichi che propongono e distribuiscono il prodotto Sfreddo porta a porta, che l'azienda conosce in quegli anni un grandissimo sviluppo e pensa di ingrandirsi ulteriormente.
Un decennio e l'ampliamento divenne obbligato! Bisognava cavalcare l'onda e il momento era quello giusto. Giorgio Sfreddo, sempre appoggiato nelle sue scelte dalla moglie Luciana e dalle figlie Gabriella e Daniela, acquista quindi il terreno che confina con la palazzina da poco costruita ed incarica l'ing. Arno Wetzl di Trieste di progettare i locali che avrebbero ospitato le nuove produzioni. Il nuovo e modernissimo stabilimento viene inaugurato nel 1992 ed occupa in totale una superficie coperta di quasi 5.000 mq. E così che Giorgio Sfreddo si compiace dicendo con orgoglio: "è proprio una bella fabbrica ed è stata pensata davvero bene." Parallelamente si sviluppa la rete commerciale ed il marchio inizia a farsi conoscere anche fuori dalla propria regione acquistando pregio.
E' il 1999 quado all'azienda viene riconosciuta da DNV la certificazione per il sistema qualità ISO 9001/2008. Tutto ciò grazie alla determinazione della figlia Daniela Sfreddo che, seguendo più da vicino i processi di produzione, delinea lo schema trascrivendo all'interno di un grande documento, passo per passo, i flussi di ogni fase produttiva, da quella più complessa a quella meno. ll salto di qualità questa volta è notevole perchè ogni lavorazione non è più tramandata dall'esperienza del saper fare, ma diviene parte di una grande ricchezza rappresentata dal know how ora scritto e schedulato all'interno del Manuale di Qualità.
Quando alla fine del 2008 un ramo della famiglia decide di smettere racconta Giorgio Sfreddo: "Ho lasciato l'azienda ai miei nipoti e a mia figlia. A dire il vero continuo a lavorare ogni giorno. Mi sveglio ancora alle 4 del mattino per controllare se le cotture della notte sono ultimate e mi piace seguire i miei operai durante la lavorazione” - come dire che in fondo la qualità del prodotto Sfreddo passa ancora attraverso l'occhio vigile del suo fondatore -.Giorgio Sfreddo attualmente riveste la carica di Presidente Onorario della società mentre i nipoti Luca e Andrea, soci ed in carica come Amministratori Delegati dal febbraio del 2009, si dedicano quotidianamente alla gestione dell'azienda sviluppando strategie e ricercando soluzioni innovative. Un impegno costante e appassionato che ha portato alla realizzazione di nuovi prodotti per far fronte alle esigenze di un mercato sempre più attento alla qualità e alle eccellenze.
A fine giugno del 2015 cominciano i lavori di ristrutturazione dello storico negozio triestino di via Cesare Battisti a Trieste. Già latteria sotto l'Impero Asburgico, poi formaggeria e gastronomia fino al 2013 anno in cui la vecchia gestione decide di smettere l'attività, il foro sito ai piedi di un'affascinante e imponente palazzo in stile liberty resta abbandonato al suo destino come molti in questi anni difficili. L'azienda, valutatene le potenzialità commerciali, alla fine del 2014 matura l'idea di dar vita ad un nuovo ramo del proprio business ed è così che il 16 marzo 2016 apre la Salumeria Sfreddo, finalmente un luogo dove poter acquistare tutti i nostri prodotti e molti altri tipicamente locali, anche se non si è titolari di partita IVA.
Dopo 10 anni di "nuova generazione" l'azienda Sfreddo vanta ad oggi di aver messo a segno importanti risultati fra cui, in termini commerciali, il consolidamento del mercato locale Triestino, l'espansione del mercato regionale e nazionale, ed un primo approccio a quello internazionle con un incremento netto dei ricavi totali di più del 45%. Dal punto di vista tecnologico e impiantistico ha in questo decennio ammodernato i propri impianti, l'infrastruttura dello storico stabilimento e delle proprie tecnologie con investimenti per circa 1,5 milioni di euro. Oggi, alle porte del nuovo decennio, la Famiglia Sfreddo punta all'espansione dei propri mercati, anche oltre oceano, con il lancio di nuove linee di prodotto e la voglia di continuare il proprio percorso di sviluppo e rilancio.